Esperienze
Storie, luoghi, degustazione, abbinamenti: sono solo alcuni dei suggestivi territori che possono aprirsi a chi vuole conoscere la Valpantena. Scoprili nel nostro racconto.
Le uve della Valpolicella sono inconfondibili. Le riconosci subito dal colore degli acini. Uva Corvina e uva Rondinella: scure come le piume di rondini e corvi.
Valpantena terra di vini e di briganti. Il più famoso è il leggendario Falasco, che batteva la zona di Grezzana e il cui covo era una piccola torre nella valle.
Regalare un Amarone è sempre un’ottima scelta. Ma quella migliore è decisamente regalarlo a sé stessi. Da bere anche solo, come vino da meditazione, accompagnato da pensieri e riflessioni.
La croce che sorge davanti all’entrata della tenuta ha una storia curiosa. È la croce di Lorena, in cui una seconda traversa si aggiunge a quella principale. Simbolo della storia agricola di Costa Arente e ricordo di quando la Valpantena apparteneva alla Serenissima.
Il Ripasso DOC della Valpolicella è un vino di processo poiché nella vinificazione sono necessari diversi passaggi. Si ottiene proprio “ripassando” il Valpolicella base nelle vinacce dell’Amarone da cui eredita parte del grado alcolico e gli aromi più intensi. Per questo lo chiamiamo il “fratellino” dell’Amarone.
Le brezze dei Monti Lessini incontrano un suolo marnoso su colline della Valpantena. Qui il terroir raggiunge le sue vette più alte. Ben oltre i 250 metri di altitudine sul mare dove sorge la Costa.
“Nomen omen” dicevano i latini. Per dire che nel nome a volte è scritto il destino di chi lo porta. Amarone vuol dire “molto amaro” per riconoscere quel vino così diverso dai dolci del territorio. Un accrescitivo in cui era già scritta la grandezza che oggi tutti gli riconoscono.
Chi ha già bevuto l’Amarone da solo, fuori dal pasto, sa cosa vuol dire. Agli altri suggeriamo, per la prima volta, di accompagnarlo con due chiacchiere o un buon libro: ad esempio un romanzo di Hemingway, grande appassionato di questo vino. Questa sì che è meditazione.
Nella cantina di Costa Arente, le botti di legno non conservano solo il nostro vino: conservano la nostra storia. Non potranno raccontartela a parole, ma già solo venendoci a trovare potrai toccarla con mano.
Verona ospita un carnevale tra i più antichi d’Italia. Con una maschera molto particolare: il papà del gnoco. Ispirata a un abbiente del luogo che nel Medioevo, durante una dura carestia, fece preparare e distribuì a sue spese gnocchi per sfamare tutti i cittadini.
Da Negrar e le sue ville storiche al borgo di San Giorgio, uno dei più belli d’Italia. Passando tra luoghi d’arte, oasi naturali e distese di vigneti. La Valpolicella sa accoglierti in così tanti modi da convincerti ogni volta a ritornare.
Non tutti i piatti possono domare la potenza dell’Amarone. Selvaggina e brasati, stufati e arrosti di carne sapranno decisamente tenergli testa. Oppure lo si può sorprendere con una grigliata o con un fegato alla veneziana: abbinamento coraggioso ma consigliato.
La portata con cui abbinare l’Amarone è sempre un dilemma. Risolviamolo bevendolo a fine pasto con un formaggio saporito, stagionato e perché no piccante. Un Monte Veronese o un Grana Padano 36 mesi sono il “perfect match”.